Un percorso artistico a partire dall’albo illustrato Case di Maria José Ferrada e Pep Carrió (Topipittori 2022). Una collaborazione dei detenuti attori della Casa Circondariale S. Vittore e delle conduttrici del laboratorio di teatro e genitorialità sociale a cura di ForMattArt APS e Università Cattolica di Milano – CIT Centro di Cultura e Iniziativa Teatrale “Mario Apollonio” e  Patto per la lettura di Milano, progetto LetturaDay promosso da Adei – Associazione degli editori.

A seguito di un percorso sulla lettura ad alta voce e sulle immagini del libro suddetto, i partecipanti hanno svolto un percorso di rielaborazione personale tra espressività verbale e fisica per portare testimonianza delle proprie idee di CASA, in quanto luogo dell’anima, del ricordo, della cura di sé e della rigenerazione: un luogo in cui far entrare i propri “pezzi rotti” da aggiustare, per poi ritornare ad abitare la società con un nuovo sguardo, una nuova visione di sé e, di conseguenza, una nuova dignità sociale.
Le immagini di partenza sono state quelle del ricordo domestico, legato in particolare a un luogo: il cortile in cui si giocava da bambini a nascondino. Luogo in cui si gioca ancora oggi a nascondino, ovunque nel mondo e qualunque sia la lingua d’origine: un gioco protetto nell’ambiente del quartiere, un gioco grazie al quale si creano identità di fanciulli, ancora genuine, semplici e proiettate verso un’idea ludica del mondo. Successivamente, con la crescita, le relazioni e i confronti tra simili perdono il valore di gioco e assumono quello di conflitto o scontro, che definisce le identità, le differenze reciproche e consacra i ruoli: tu sei tu, io sono io.

Ma una volta divenuti uomini, separati, in contrasto, siamo anche soli, fragili, facilmente corruttibili, spesso distruttori e, spesso, distruttibili: finché non accade che di noi, rotti, non rimangono che cocci, pezzi delle nostra identità attuali, passate e dei nostri sogni futuri. Realizzati, o forse mai realizzabili?

Apriamo le porte alla speranza e alla possibilità, come le abbiamo aperte alle case di questo albo illustrato, in cui ognuno ha trovato pezzi di sé, li ha recitati, interpretati, riscritti, ha avvicinato un compagno di detenzione e lo ha sostenuto nella sua scena e, forse, nel riverbero che quella scena porterà nella sua vita.

La drammaturgia fisica della performance è nata dal lavoro dell’intero gruppo del laboratorio, nella costruzione delle immagini, così come nelle parole scritte per raccontarle. Anche questa volta molti partecipanti non sono più parte del gruppo perché trasferiti o rilasciati. Chi è rimasto e chi è arrivato si prende cura delle loro parole o immagini.

La scenografia essenziale della performance è nata dalla collaborazione con Alessandro Barbieri, in arte Otto, referente del LABORATORIO di RI-USO e RI-CICLO presso l’Istituto, che con sapiente maestria ha saputo ridare dignità ad oggetti che, tendenzialmente, non ne avrebbero più e sarebbero da gettare. Grazie a questa rielaborazione anche materiale delle scene, è divenuto possibile ampliare la poetica dei corpi e delle parole con la simbologia dell’oggetto ri-usato, ri-generato di possibilità artistica.

Attori: Georges, Hamza, Gaspare, Saad, Moustafa Alì, Tarìk, Smain, Rayan, Aimann, Abderrazack, Guye, Rachid, Giuseppe, Kahled Dejan, Vincenzo, Silvano, Luca, Amedeo, Rachid, Hamza, Gueye, Mohammed, Florin, Vittorio, Fabio, Luka, Silvano.

Lettrici Patto di Lettura di Milano: Francesca De Vecchi, Stefania Baldoni.

Attrici e conduttrici: Livia Rosato, Sonia Gobbi

Dramaturga: Giulia Donelli