Presentato al Festival dell’Autobiografia 2017 domenica 3 settembre,  un laboratorio sperimentale di auto-narrazione e raccolta biografica nel quale verranno formati volontari e studenti come biografi focalizzati sull’obiettivo di intercettare fragilità sociali che rischiano di non essere viste e ascoltate.

Con il contributo del Comune di Milano, l’intervento si colloca all’interno del più ampio progetto dedicato all’invecchiamento attivo e al dialogo tra generazioni che prevede la realizzazione a Milano, nel 2018, della mostra Dialogo con il tempo (a cura di Ubi Minor). L’APS Formattart – in rete in rete con altre realtà locali e nazionali quali Libera Università dell’Autobiografia, Associazione UBI MINOR , Associazione  Comunità Il Gabbiano onlus, Anteas Milano, Fondazione PIME onlus, Associazione CibiLab, Verso Itaca onlus – sperimenta nelle periferie dell’area milanese un approccio e una modalità di intervento in grado di  ridurre il rischio che storie di solitudine e di autoisolamento di persone anziane si trasformino silenziosamente in  disagio estremo. Al tempo stesso agevolando la relazione con altre generazioni e/o fasce di popolazione presenti sul territorio. E’ il senso ‘Ti racconto una storia, la tua’. L’obiettivo del progetto è quello di generare/rafforzare legami tra la popolazione sul territorio. Legami che vedano protagonisti, in ottica di impatto sociale, fasce ‘fragili’ come quella degli anziani, quella dei giovani e quella dei migranti, in particolare attraverso la popolazione femminile. La forma prescelta è quella dell’auto-narrazione e raccolta biografica. In questa prospettiva ci proponiamo di formare volontari e studenti “biografi, rafforzando anche la loro capacità di intercettare fragilità  sociali che rischiano di non essere viste e ascoltate. Così come di stimolare un lavoro di rete nell’area metropolitana tra soggetti già presenti nei territori per sperimentare insieme una progettazione comune in grado di sostenersi nel tempo anche dopo la fase di avvio. Con il progetto si vuole educare all’ascolto di sé e dell’Altro e al rispetto delle diversità nella speranza che gesti di accoglienza e reciprocità diventino prassi quotidiane.

Lo facciamo con un atto di educazione alla cultura dell’ascolto e dell’accoglienza.