Comincio con il chiederti il tuo nome e dove è cominciata la tua storia, perché anche se sei mia madre non ne so molto…
Mi chiamo Renata Marzocchini, mio papà si chiamava Viterbo e mia mamma Caterina. Abitavamo sono in un piccolo paesino che si chiama Morsiano, ma veramente io sono nata Romanoro, un borgo in provincia di Modena. Poi a 4 anni ho lasciato i miei nonni paterni, a cui ero molto affezionata, e sono andata a Morsiano a casa di mia mamma, cioè a casa di mio nonno che era un uomo rude, cattivo, che non mi ha mai dato una carezza. Anzi potrei dire di non aver mai avuto un nonno. Mai un bacio, un sorriso… Di solito i nonni danno affetto, raccontano le storie ai nipotini, invece io non ho ricevuto niente di questo da mio nonno. Ci trattava male perché eravamo femmine e per lui una donna era solo una serva.
E tua nonna, cosa dici di lei?
Purtroppo non l’ho mai conosciuta. E’ morta quando mia madre aveva 18 anni
Come si chiamavano?
Mio nonno Giacomo e la nonna Clementina. Quando è morto il nonno Giacomo aveva 83 anni invece la nonna aveva solo 56 anni quando è morta. Mio nonno era un uomo molto cattivo, privilegiava i maschi, i figli maschi i nipoti maschi, era così. Spesso una volta era così, i maschi avevano più privilegi. Mia madre ha avuto 4 femmine e sua sorella Matilde ha avuto 4 femmine anche lei. Invece il fratello di mia mamma ha avuto 2 femmine e un maschio, e questo figlio maschio ha avuto a sua volta un maschio. Tutti impazzivano per questo maschio… Allora lui si è montato la testa e trattava male tutti… e così via…
Però, anche se cattivo, questo nonno vi ha dato una casa…
Si, ci ha dato una casa, ma poteva fare di più. Lui aveva molte proprietà, ma la gran parte dell’eredità è toccata al figlio mentre a mia madre e a mia zia Matilde, ha dato solo la legittima
Aveva molte proprietà?
Si era un grosso proprietario terriero. Quando è morto è toccato alla femmine la legittima e fino a quando lui è stato in vita le figlie sono state mezzadre, cioè lavoravano la terra per lui e il raccolto andava per metà a lui. I terreni erano pochi e certamente mia nonna avrebbe potuto fare una vita diversa, più agiata mentre abbiamo fatto tutti una vita da poveretti per la colpa di essere donne.
Capisco, ma avevate comunque il necessario per vivere in tempi in cui c’erano tante persone che non avevano nemmeno quello…
Si avevamo il necessario per mangiare. Avevamo 2 mucche e 4 galline, proprio lo stretto necessario per vivere
Significa che tu, le tue sorelle e i tuoi genitori vivevate con quello che vi davano 2 mucche e 4 galline?
Avevamo l’orto e mio padre per guadagnare 2 soldi vendeva qualche uova e il latte. Avevamo da mangiare…
Hai ancora in mente le privazioni e sacrifici che hai vissuto allora?
I più grandi sacrifici li ha fatti mia sorella Elide. A 14 anni ha cominciato ad andare a servizio, a pascolare le mucche di altre famiglie e a 15 anni è andata al riso, nelle risaie per il trapianto del riso e poi è andata anche a tagliarlo al riso.
Ha fatto la mondina…
Si, ha fatto la mondina. Portava a casa un po’ di soldi e aiutava la famiglia ad allevare noi più piccole. Quando ha finito la scuola è toccato a mia sorella Marta e io sono sono stata la più fortunata, anche se la meno ammirata perché mi consideravano più indietro di loro. Dopo le elementari sono andata in collegio a Genova.
A quanti anni?
A 12 anni. Sono venuta via che ne avevo quasi 16.
Ma questo collegio che tipo di collegio era?
Era un collegio di Suore.
Ma un collegio tenuto da suore o per diventare suora?
Il collegio ospitava delle bambine, costava poco tenerle lì a studiare e poi potevano diventare suore o saltate fuori con un piccolo diplomino. Io però di studiare non ne avevo voglia e non sono venuta fuori con niente…
Tornando alla tua famiglia , dicevi che non vi è mancato niente di quello che è strettamente necessario per vivere…
Si, non ci è mancato il cibo e il vestiario. Per i vestiti facevamo a turno, alle piccole arrivavano i vestiti, le scarpe e le calze delle più grandi. Avevamo solo il minimo l’indispensabile…
In casa che atmosfera c’era?
Mio padre era un uomo buone, faceva tutto quello che decideva mia madre e lavorava nei campi. Faceva il contadino. L’atmosfera in casa era quella che c’era allora nelle famiglie. A parte io che ero considerata una persona più indietro di loro e per questo le mie sorelle si vergognavano di me perché non ero sveglia come loro (Renata è nata con una sordità importante e non è detto che questo sia emerso subito, probabilmente la sua condizione è stata confusa con un ritardo mentale), la mia vita era uguale alla loro: si andava nell’orto, si andava nei campi. E poi quando siamo diventate grandine, siamo andate a Milano a lavorare nelle case.
Prova a descrivere come il svolgeva la vostra vita di tutti i giorni. Raccontami come scorrevano, le giornate, le settimane
La settimana si svolgeva così: fino a 10 anni si andava a scuola per le classi elementari (le medie non c’erano, non esistevano). La mattina si andava a scuola a piedi, dalle Bore a Morsiano (circa 3 km) poi si tornava a casa e si andava nei campi ad aiutare i genitori.
Ma tempo per giocare ce n’era?
In alcuni periodi c’era più possibilità perché il lavoro nei campi era intenso nei mesi estivi, il grano , il fieno, l’erba si fanno in primavera fino all’autunno. In inverno trovavamo il tempo di giocare, giocavamo i nostri giochi. Ci radunavamo nelle aie e giocavamo. Giocavamo come si poteva perché non era come adesso che ci sono i giocattoli. Una volta giocavamo con i sassi , poi c’era la palla, poi c’era un gioco che si chiamava l’anello. Ma soprattutto facevamo tanti giochi con la palla, come palla prigioniera.
Parliamo dei primi anni 50, non era da molto finita la guerra…
Si la guerra era finita da poco, ma io non mi ricordo niente della guerra perché sono nata nel 44 e la guerra è finita dopo poco.
Però la guerra ha lasciato molti segni…
Ha lasciato brutti segni. Ha lasciato tanti ricordi in chi l’ha vissuta, ha lasciato delle vedove, tanti orfani. Gli uomini venivano portati via in Germania, nei campi. Quelli considerati più colpevoli li fucilavano, gli altri li mettevano in prigione. E tanti sono morti in prigionia…
Quando eri piccola, erano ricorrenti i racconti sulla guerra?
Eh si, tutti sapevano raccontare della guerra, perché tutti avevano fatto o vissuto la guerra. La guerra l’ha fatta anche mio papà da partigiano, e tanti uomini come lui.
Cosa ti ricordi dei racconti di tuo padre sulla guerra?
Raccontava che i partigiani, tutti insieme, avevano fatto un buco, come un grande pozzo e ci si andavano a nascondere tutte le sere, fino a quando non è finita la guerra. Raccontava che si doveva nascondere, perché gli uomini, soprattutto i partigiani, venivano perseguitati e uccisi
Quindi tua madre rimaneva a casa da sola con le bambine…
Si infatti quando io sono nata, mia mamma era completamente da sola. Ha partorito da sola, in casa c’erano solo lei e le mie sorelle. Mia madre raccontava che era sempre sola, la gente cercava di uscire poco dalle case perché aveva paura. Erano tempi duri…
Che tipo era tua padre?
Era un bell’uomo, un uomo onesto di quelli che non ce ne sono più al giorno d’oggi. Un gentiluomo, un uomo schietto, sincero.
Era un uomo povero…
Si era povero, ma non occorre mica essere ricchi per essere galanti (ride, un po’ commossa)
Raccontavi prima della difficoltà di essere donna e dei privilegi riservati agli uomini. Tuo padre aveva 4 figlie femmine…
Mio padre anche in questo era un uomo moderno, e poi forse anche per una questione di carattere, non ha mai fatto parzialità tra uomo e donna. Anche da quando è nato mio figlio Daniele (unico maschio tra i nipoti) non ha mai mostrato predilezione per lui.
Appariva felice della vita che aveva?
Era un uomo noto per la sua onestà e tutti lo stimavano. Era un uomo giusto, teneva alla giustizia. Era sincero, non ha fatto parzialità tra i suoi figli. Ha voluto molto bene ai suoi figli, ai suoi nipoti. Ha avuto molto coraggio, in ogni situazione. Era molto affettuoso e fantasioso. Ci raccontava le favole e le poesie
Parliamo ora di tua madre…
Mia madre, si sentiva più alta di lui (anche se mia madre era bassa di statura e mio padre era mezzo metro più alto di lei). Sapeva di più, era più istruita, più capace. Le piaceva comandare… Mia madre lo maneggiava come voleva.
E tra di loro che relazione c’era secondo te?
Andavano d’accordo, anche perché gli accordi erano chiari: decideva tutto lei. Lui la interpellava per tutto. Suoi soldi la gestione era solo di mia madre e non c’erano segreti. Lui delegava ogni cosa, ogni decisione passava nelle mani di mia madre. E a lui andava bene così
Secondo te erano felici insieme?
Mio padre era sicuramente felice di quello che aveva. Mia madre invece si lamentava spesso, probabilmente soffriva di più della situazione di ristrettezze economiche…
Erano legati?
Erano legati dal vincolo del matrimonio…
Si ma senza quel vincolo sarebbero stati comunque insieme, o avrebbero scelto, se liberi di farla, un’altra vita?
Mio papà non avrebbe cambiato mia madre per nessun’altra donna. E sono convinta che non abbia mai nemmeno guardato un’altra donna. Ne sono sicura, ci metterei la mano sul fuoco.
Mia madre non saprei dire se era contenta della situazione in cui era. Si lamentava sempre. Non saprei dire se lo facesse per carattere, o se fosse davvero insoddisfatta.
Erano legati anche da qualche passione comune?
Mio padre aveva la passione per il canto del Maggio, ma lei non era contenta che lui ci andasse. Avrebbe preferito che lui rimanesse sempre a casa a lavorare. Mio padre era un uomo sincero ed era un comunista sfegatato. Andava anche agli incontri del partito. Gli hanno dato anche la medaglia dei comunisti. Mia madre era d’accordo credo.
Sul piano religioso?
Mio padre era molto di chiesa, faceva il rosario, cantava in chiesa. Era molto credente.
E come conciliava l’appartenenza politica alla fede cattolica?
Credo li tenesse separati, ma non lo so.
Come si traduceva nella sua vita il suo credo?
Era credente, andavamo in chiesa, diceva che gli uomini sono tutti fratelli, Andavamo tutti a messa, tutte le domeniche. Però mia mamma, secondo me, andava in chiesa per criticare gli altri. Fuori dalla chiesa guardava e commentava su come erano vestiti quelli del paese.
E le domeniche, dopo la messa, come le trascorrevate?
Dopo la messa (c’era rigorosamente la messa) al pomeriggio eravamo libere fino alle 8 di sera. Ci si trovava, si andava a ballare in paese dove c’era uno che suonava con la fisarmonica
Eravate belle? C’erano dei corteggiatori?
L’Elide era bella, ma eravamo tutte corteggiate. Corteggiatori ce n’erano… Alla domenica ci accompagnavano a casa e si stava fuori a chiacchierare tutti insieme. Poi ad un certo punto mia madre urlava: “ a casa!” e tutti correvano via.
La più corteggiata chi era?
Era l’Elide, che ha avuto diversi corteggiatori, ma quello che aveva nel cuore era quello che poi avrebbe sposato. Lo ha aspettato per 5 anni e poi si sono sposati.
Dove è stato per 5 anni?
Ha aspettato che tornasse dal militare e poi da Milano per imparare a fare il muratore. Lei nel frattempo lo ha aspettato, non è mai uscita con altri. E’ stata molto fedele a quell’uomo, che lo ha meritato perché è bravo.
C’erano regole rigide su questo argomento?
Quando c’era un corteggiatore, mia mamma stava lì dove eravamo noi. Ci teneva d’occhio perché aveva paura che facessimo qualcosa di male… Era rigida, e guai se un fidanzato ci metteva una mano sulla spalla. Ci guardava cupa e lui ritraeva subito la mano.
Hai imparato di più dalle regole rigide o da altro? Cosa ti è servito di più nella vita di quel che ti è stato trasmesso dalla tua famiglia?
Chi ha insegnato e fatte le regole è stata mia madre. Mio padre non entrava nel merito delle regole, andava bene quello che decideva mia madre. Lui ci ha insegnato con l’esempio… Ci ha insegnato ad essere onesti, a dire sempre la verità, ad avere il rispetto per gli altri, ad essere fedeli. Ma non ce lo ha detto con le parole, ma con l’esempio. Anche sulla politica e sulla fede non ci ha imposto nulla, ma so che voleva che fossimo credenti e comuniste.
Secondo te avete seguito il suo esempio?
Io credo di si…
A quando risale il primo ricordo della tua infanzia? Intendo un ricordo visivo, un’immagine…
Il ricordo è triste. Perché tutto è legato al fatto che mi consideravano inferiore. Io volevo fare le stesse cose delle mie sorelle ma non potevo. Anche dopo la scuola, dopo il collegio sono sempre stata considerata inferiore. Non mi volevano con loro…, si vergognavano di me
Questo è un ricordo molto triste…
E’ un ricordo triste, che mi ha accompagnato sempre, fino adesso…
Invece il ricordo più felice della tua infanzia…
So di avere avuto un’infanzia abbastanza serena, ho avuto il necessario. Da più grande i corteggiatori non mancavano ma…
Se tu fossi in grado di disegnare l’immagine di un ricordo incancellabile, cosa rappresenteresti?
Quando la sera ci raccontava le favole. Noi aspettavamo, lui cominciava a raccontare ma poi dopo un pò si addormentava. E noi bambine dicevamo “e poi?”, ma lui dormiva e allora ridevamo. Che tenerezza…
Raccontava bene le favole?
Sì, le raccontava bene
Il sapore più buono che ricordi?
Quello della focaccia con la panna che faceva mia mamma…
E un colore? Quale colore che ti piaceva di più?
Il rosso, perché è allegro
E il profumo?
Eh, il profumo non sapevamo neanche cosa fosse…
Ma no, intendo il profumo cosmetico, ma quello di qualcosa nell’aria…
Allora il profumo del pane. Mia madre faceva il pane, il profumo si spargeva dappertutto e noi non vedevamo l’ora di mangiarlo.
E i vestiti che avevate erano colorati o tristi?
Ne avevamo anche di colorati. Erano fantasie…
Ricordi quale fosse il più bello che tu abbia mai avuto?
Si, me lo aveva regalato mia sorella. Prima era suo… Era una fantasia a righe di tutti i colori. Poi mi avevano fatto un paio di scarpe tipo ballerine.
Ricordi un bel vestito di tua madre? Ricordi di una volta in cui era elegante ed hai pensato fosse proprio bella?
Mia madre non vestiva elegante. Non ricordo di averla mai vista elegante, non ci teneva credo, o forse si, ma non voleva darlo a vedere. Mi ricordo quando sono uscite le gonne in Terital. Erano tutte a pieghine (come quella che volevi farmi comprare l’anno scorso e io non l’ho voluta), e ce n’erano tanti modelli. Lei non l’ha voluta comprare per far vedere che era donna che risparmiava e non si lasciava tentare dalle cose inutili. Ma io so che ci ha lasciato dietro gli occhi… Le piaceva da matti, ma non se l’è concessa… Credo fosse invidiosa delle donne che l’avevano… Lei si cuciva tutto. Si cuciva i vestiti, si acconciava i capelli. Non so se fosse per non spendere o per il gusto di sacrificarsi…
Quindi il profumo è quello del pane e il colore è il rosso…Per concludere sulla tua infanzia, di che “colore” è stata per te?
Non è stata felice. Però è stata rosa
Boa noite!
Paz e Bem!
Amei a história da Renata Marzocchini, parecia estar lendo a história de vida da minha família. Obrigada por partilhar histórias como essa. Eu digo que é ternura de Deus para conosco!
Grazie a te. Buon anno e continua a seguirci