“Quando l’amore e la competenza lavorano insieme, ci si aspetta un capolavoro”.
John Ruskin
Competenze digitali e Outdoor Education nelle scuole dell’infanzia di Dosolo e Pomponesco con Giuseppe Vitale | ForMattArt
Cosa succede quando la natura diventa aula, il corpo diventa strumento di ricerca e ogni bambino si trasforma in esploratore, artista e narratore? Nasce un’esperienza educativa viva, multisensoriale e condivisa, come quella che abbiamo vissuto nelle scuole dell’infanzia di Dosolo e Pomponesco, in provincia di Mantova, grazie ai percorsi di Outdoor Education progettati e condotti dal formatore e artista Giuseppe Vitale per ForMattArt APS.
In questi mesi, bambine e bambini hanno abitato gli spazi esterni con occhi curiosi e mani operose, accompagnati da educatori, atelieristi e strumenti speciali: microscopi, lenti, specchi, lavagne digitali, ma anche pennelli, colori e tanto movimento.
La natura come maestra
Ogni uscita è iniziata con l’osservazione: foglie, sassi, piumini, acqua, insetti. I bambini hanno esplorato l’ambiente con tutti i sensi. La vista si è fatta più acuta con le lenti di ingrandimento, l’udito si è teso con i microfoni panoramici, il tatto ha scoperto texture nuove, la pelle ha sentito il sole e il vento. E da ogni dettaglio sono nate domande: “Cosa c’è dentro la sabbia?”, “Perché il fiore punge?”, “Come cambiano i colori con l’acqua?”.
Questi interrogativi hanno guidato il lavoro nei laboratori successivi, dove natura e tecnologia si sono incontrate: al microscopio si osservano cristalli nei legni, “galassie nei sassi”, “occhi nelle lumache”. L’analisi si è fatta gioco, il gioco si è fatto scienza, la scienza ha generato meraviglia.
Tra luce, colori e storie
Ogni reperto è stato anche rielaborato attraverso l’arte: si è disegnato con pastelli a olio, si è dipinto con acquerelli e pigmenti naturali, si è sperimentato con luci e ombre, proiezioni ed episcopi. I bambini hanno animato i loro personaggi e dato voce agli elementi raccolti, trasformandoli in protagonisti di narrazioni collettive.
“Ciao, io sono un arcobaleno”, “Io un quadrato albero”, “Ora mi nascondo, ciao papà!” – voci, identità, invenzioni che dimostrano quanto l’Outdoor Education non sia solo un’esperienza naturalistica, ma anche linguistica, espressiva, emozionale.
Un’educazione che coinvolge mente, corpo e relazioni
Il movimento è stato centrale: si è corso, ci si è arrampicati, si è danzato, ci si è sdraiati sull’erba o immersi in pozze d’acqua. Si è vissuto l’ambiente anche con le sfide che comporta – ortiche, zanzare, girini sotto i piedi – in una continua negoziazione tra esplorazione e rispetto, tra libertà e cura.
Tutto questo ha dato vita a una vera comunità educativa: bambini e adulti insieme, intenti a cercare, immaginare, inventare. L’uso degli strumenti è diventato via via più autonomo e consapevole. Il dialogo tra analogico e digitale ha arricchito l’esperienza, aprendo nuove possibilità di osservazione e racconto.
Ricette per futuri prossimi
Alla fine del percorso, ci portiamo a casa una certezza: l’educazione all’aperto è molto più di un metodo. È un modo di stare nel mondo. E come ci ricorda una delle “ricette” che hanno accompagnato il laboratorio:
“Ripetere le esperienze all’esterno e incrociarle con momenti analogici e digitali di riflessione e narrazione.
Rosolate con una noce di curiosità e sfumate con un sorriso.
Servite più volte al giorno.”
Noi continueremo a farlo, con passione, con attenzione, con allegria. Perché il mondo là fuori è pieno di cose da scoprire. E ogni bambino è già pronto per cominciare.




