Cosimo ha 80 anni ma fisicamente ne dimostra di meno, si muove con velocità e sicurezza.  Lui e il suo amico Guerino mi accolgono con calore.

Cosimo è una persona gentile, riservata, ricca intellettualmente e culturalmente. Ha molti interessi ed è impegnato in varie attività di volontariato. Con Anteas segue il progetto “Nonno raccontami una storia vera”, un’iniziativa che vede un gruppo di “nonni” impegnati a recarsi presso le scuole materne per raccontare ai bambini storie create da loro o adattamenti di favole classiche.

Si vede che ama molto questa attività e i bambini. Quando ne parla gli si illuminano gli occhi e sorride. Collabora attivamente anche nelle varie attività della sua parrocchia.

Per il nostro incontro, ci viene assegnato un piccolo ufficio dell’associazione. Non è lo spazio ideale ma, nonostante qualche interruzione, riusciamo a parlare con tranquillità.

A Cosimo piace raccontare, si vede.  Parla con scioltezza e coerenza, ma sempre con molta delicatezza, anche dei ricordi emotivamente più forti. Ci siamo piaciuti, l’esperienza inizia con delle buone premesse.

Anche i nostri due incontri successivi si svolgono nella sede di Anteas, ormai siamo in sintonia, le parole scorrono fluide e i ricordi dell’infanzia, della giovinezza, delle persone, dei fatti politici ci accompagnano mischiandosi alle emozioni.

 La Biografa di Cosimo è Manuela

LA STORIA

 Il piccolino di famiglia

Sono nato a Torino dove ho trascorso l’infanzia e la giovinezza. Sono del ‘37 e quindi, fino al ’45 ho purtroppo il ricordo della guerra. A casa mia, a Torino, è caduta una bomba mentre eravamo in cantina e, per miracolo, non è scoppiata; quindi siamo sfollati nel Canavese, luoghi di lotta partigiana.  Ho tutto molto chiaro, da bambino rimangono impresse queste cose. Purtroppo ho visto anche una fucilazione, eravamo a Forno Canavese, hanno raccolto 15 persone tra cui un ragazzino di quindici anni e ho visto dall’alto, un po’ da lontano, la fucilazione. I tedeschi ogni tanto venivano su, alla ricerca dei partigiani, mi ricordo che arrivavano addirittura con un carro armato e sparavano. Ma non è stato particolarmente traumatico perché mi sentivo protetto dalla mia famiglia, anche se mio padre non c’era, era stato trasferito a Lubiana, in Slovenia. Lavorava in ferrovia.  Ero accudito da mia madre, avevo un fratello e una sorella più grandi, io ero il più piccolo, dieci anni di differenza, mi accudivano tutti. Ero il piccolino di famiglia.

La mia infanzia è stata molto bella anche in quel periodo lì perché mi sentivo protetto. Per esempio una volta eravamo a letto con mia madre e sono arrivati i tedeschi che cercavano i partigiani, dentro in casa, sotto al letto.  Cose di questo genere.

Ti racconto un episodio che non so se ho vissuto o se mi è stato raccontato. Ci sono cose che ti sembra di ricordare ma ti chiedi…l’ho vissuta veramente o me l’hanno raccontata? Mio zio, con il quale vivevamo, era un cacciatore e aveva le armi per andare a caccia. Durante la guerra non potevi tenerle, dovevi denunciarle tutte. Figurati, ogni tanto arrivavano i tedeschi e se ti trovavano delle armi in casa era la fine. Aveva nascosto queste doppiette sotto delle fascine. Arrivano i tedeschi e c’era quello che ci affittava la casa, che era filo fascista e filo tedesco, e questa cosa la sapeva. Questi entrano nel locale e stanno per dire “tolga quelle fascine”. E lui ha avuto la brillante idea di dire: “Andiamo a brindare a Hitler!”. Così questi han preso e sono andati con lui.  Se le trovavano ci facevano fuori tutti quanti! In qualche modo con questa trovata ci ha salvato la vita.

Leggi tutta la storia di COSIMO

<Torna a Una Storia, la Tua